#Jeep-cross

Un giovedì sera qualunque, Bar Platz di Rogoredo, una piccola frazione di Casatenovo. Dalla curva di via san Gaetano si sente sopraggiungere il rombo di alcuni motori. Arrivano veloci 3-4 jeep che sfrecciano subito verso via Madonnina.
Per chi frequenta il bar della piccola frazione è una scena vista e rivista più volte negli ultimi anni.
Ma chi sono? dove vanno?
Non conosco la risposta alla prima domanda, io personalmente non li conosco, non so da dove arrivano, ma so dove vanno…

Per divertimento, per allenarsi, per noia, non so, con le loro jeep vanno nei boschi tra Rogoredo e Campofiorenzo. Nella “pista”, come tanti la chiamano qui. Fanno gare, giri della pista, in sentieri poco più larghi di un metro. Fino a qualche tempo, qualche giovedì sera al mese, si potevano vedere 2 o3 jeep passare dal centro della frazione ed andare verso i boschi. Prima dell’estate, una sera è stato possibile contarne 7-8 più un auto che, provvista di carrello, trasportava un’altra jeep. La scorsa settimana, sempre di giovedì, verso le 23:30, 6 –7 jeep stazionavano nei pressi di C.na Melli, visibilmente impantanate dopo il giro nei boschi. Credo che ogni persona abbia il diritto di divertirsi come crede, nei modi più disparati. Ma c’è un principio di fondo da osservare.
Il rispetto.
Il rispetto per il territorio che significa rispetto per noi stessi e per chi vive insieme a noi.
Il rispetto per l’ambiente, in questo caso il bosco, abitato da specie animali che di sicuro non trovano giovamento da queste incursioni notturne.
Il rispetto per chi si è impegnato a segnalare e mappare i sentieri della zona che sono ogni volta segnati da profondi solchi e buche per il continuo passaggio di moto e macchine.
Il rispetto per un ecosistema già fragile e sempre più minacciato dall’avanzata delle urbanizzazioni e dall’inquinamento.
Il rispetto per un ambiente che è di tutti e deve essere conservato nel modo più naturale possibile.


Marta

6 pensieri riguardo “#Jeep-cross

  1. è sera…. è buio….eppure tanti occhi vedono, poi gli sguardi si rivolgono altrove, forse qualche commento, ma poi ? poi non sono affari nostri, sono i soliti deficienti (questo è il massimo della disapprovazione ?), c’è in giro di peggio…..non è omertà, dai non siamo in Sicilia o Calabria, è l’indole nostra brianzola: non immischiamoci in cose non nostre….E no! è proprio la stessa cosa, solo che là “son tutti mafiosi” e qua “tutti lavoratori che amano il quieto vivere”. Per fortuna c’è un’altra Brianza, civile, che inizia a farsi sentire e a non guardare più dall’altra parte…..

    alfio sala

    1. Grazie alfio!
      mi fai sembrare una piccola donna coraggio!!

      Teniamo gli occhi aperti!!

  2. Il guaio è che questi personaggi si sentono in diritto di farlo, fregandosene della L.R che lo vieta espressamente e del buon senso del vivere civile.. Vi invito a leggere sul nostro blog (www.montebrianza.blogspot.com) una lettera di un endurista che pretende di “godere” della montagna come ne godiamo noi escursionisti.. al signore infatti non sembra giusto che noi possiamo liberamente camminare per i sentieri mentre lui non può devastarli in motocicletta.. purtroppo finchè ci saranno persone con questa mentalità ci saranno sempre situazioni come quella da Voi descritta; è dura ma dobbiamo combattere contro questa illegalità diffusa.

    Matteo F.

  3. Io dico solo che libertà è rispetto reciproco senza “falsi” moralismi di sorta.
    Fare “fuoristrada” in moto è uno sport riconosciuto (CONI) che in Brianza è sempre esistito e, spero, sempre esisterà. Chiaramente, fatto nel rispetto altrui e con criterio (moto in regola in primis per esempio!). Qui stiamo parlando di un ‘area di qualche centinaio di metri quadri dove non si da fastidio a nessuno se non a chi ha tanto tempo da perdere e respressioni da sanare. Mi spiace ma è cosi. Vivo da 50 anni nella zona e qui viveva mio nonno…posso permettermi di fare queste tristi affermazioni. Questa è la piccola Italia..

  4. Paolo, qui non si fanno falsi moralismi. Qui si fanno delle constatazioni, anche
    argomentate.
    Certe attività, semplicemente, si possono e debbono fare in spazi ad esse espressamente dedicati.
    Io vedo i sentieri della Nava, come quelli in Valtellina o in Valchiavenna, letteralmente erosi dagli “artigliati” delle moto. Il fenomeno, incontestabile, l’abbiamo pure documentato con immagini.
    Chiunque capisce che “mangiati” i pochi centimetri di suolo pressato, dove l’acqua scivolerebbe via, ti sei giocato un sentiero tracciato da decenni.
    Il disturbo alla fauna non mi sembra meno importante: certo una capinera al
    nido non può scrivere qui chiedendo “rispetto reciproco”….. o mi sbaglio ?
    Poi l’assurdità palese: su sentieri larghi 60/70 cm arrivano i gruppi di “sportivi motorizzati”: ovviamente il “rispetto reciproco” sta nel fatto che il “camminatore” deve, per prima cosa, badare a non essere investito, specie in prossimità di zone a ridotta visibilità, per secondo , scansarsi ossequioso, cercando un anfratto, per lasciar passare gli “sportivi” ed infine
    coprirsi la testa per ripararsi dal materiale alzato (e sparato) dagli stessi, che hanno, tutto il diritto di piazzare una accelerata, se per sbaglio hanno dovuto
    rallentare…..
    Dai, per favore: qui di falsità ce ne sono sicuramente, basta che rileggi quello che hai scritto.
    Questa più che la piccola Italia, è l’Italia dei soprusi, l’Italia di chi non sta alle
    regole e di chi non le fa rispettare.
    Saluti.

    Sala Alfio

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